A Palazzo Pitti il Novecento in quaranta abiti da sogno
Mer, 19/11/2025 - 10:50
Nuovo allestimento al Museo della Moda, nove sale appena inaugurate con molti capi esposti per la prima volta, che raccontano gli stili del Novecento dal Charleston degli anni Venti agli scintillanti anni Ottanta di Enrico Coveri, passando per le creazioni mozzafiato di Elsa Schiaparelli, Yves Saint Laurent, Pierre Cardin e Roberto Capucci.
Il racconto si compone attraverso 40 abiti simbolo della più elevata sartorialità mondiale messi in elegante dialogo con opere di maestri della pittura del Novecento quali Galileo Chini, Felice Casorati, Alberto Burri.
A un anno esatto dalla riapertura totale della Galleria, la selezione novecentesca esposta ‘gira’ così da offrire al pubblico una nuova esperienza di visita attraverso la storia del costume. Il Museo della Moda vanta una collezione di 15.000 capi storici e accessori, dal Settecento a oggi.
Il primo dei nuovi spazi è dedicato alla ‘Moda Charleston’ tra avanguardie ed esotismo. Qui lo straordinario Trittico di Galileo Chini trasforma la sala in un set scenografico di pucciniana memoria con l’abito indossato dalla moglie del pittore in occasione della prima di Turandot al Teatro La Scala di Milano il 25 aprile 1926. In mostra altri abiti preziosi realizzati con sete pregiate arricchiti da motivi decorativi ispirati alla Cina, al Giappone e all’India, che ci ricordano come l’orientalismo si intrecciasse con il desiderio di emancipazione e sperimentazione tipico delle flapper, giovani donne dell’epoca che rompevano con la tradizione.
A seguire due sale dedicate alla Moda tra le due Guerre, con una serie di abiti mozzafiato che spaziano dalla cultura Déco, a quella delle avanguardie, al razionalismo, al glamour cinematografico degli anni Trenta del Novecento. Gli abiti in esposizione sono “accompagnati” dal dipinto di Felice Casorati, Lo straniero.
La rassegna continua con un viaggio nella Moda nel dopoguerra, con un rarissimo abito del giovane Yves Saint Laurent, nominato, dopo la morte di Christian Dior nel 1957, direttore creativo della prestigiosa Maison e tre abiti, tra cui un Gattinoni, appartenuti a Ingrid Bergman.
Seguono tre sale interamente dedicate agli anni Sessanta e Settanta del Novecento, per dare poi spazio a Roberto Capucci, uno dei protagonisti più audaci e innovativi della moda italiana che, in un’epoca dominata dalla rivoluzione giovanile, dalla minigonna e dal prêt-à-porter emergente, rimase fedele a una visione quasi architettonica e scultorea dell’abito, che lo rese famoso sulla scena internazionale.
Finale ‘esplosivo’ con Enrico Coveri, che a partire dagli anni Ottanta fece delle paillettes il simbolo del suo stile scintillante, ironico e anticonformista.
Guarda il video!
